Lavoro e autorealizzazione

Lavoro e autorealizzazione: secondo le statistiche soldi e carriera non bastano. Per sentirsi realizzati entrano in gioco altri fattori.

“Quasi tre italiani su dieci si dicono “fortemente insoddisfatti” della loro busta paga”. Questo è il dato che emerge da una recente indagine (Salary Satisfaction Report 2018).

Fin qui nulla che non fosse prevedibile. È normale che l’abbassamento degli stipendi dell’ultimo decennio abbia aumentato il malcontento dei lavoratori.

Il dato più sorprendente riguarda invece il peso crescente che hanno altri fattori, diversi da quello economico, nel benessere sul lavoro.

Secondo le ultime indagini, nella scelta di cambiare lavoro, “voci quali la possibilità di formarsi o l’equilibrio tra vita privata e professione “pesano” di più dei bonus” (Repubblica.it del 19 febbraio 2018).

In altre parole, l’insoddisfazione che spinge alcune persone ad abbandonare il proprio posto di lavoro non è solo il risultato di una busta paga deludente. Essa è influenzata anche da altri elementi.

Per il 44,3% delle persone, le buone relazioni con i colleghi risultano essere la prima ragione per mantenere il proprio posto di lavoro. L’ambiente di lavoro è invece rilevante per il 42,6%. L’equilibrio tra vita privata e lavoro per il 40,9% e per il 35,8% il contenuto del lavoro svolto. La retribuzione fissa impatta solo nel 31,8% dei casi.

Ora, è evidente che il livello di insoddisfazione in ambito professionale ultimamente abbia raggiunto livelli record. Basta entrare in un bar e prestare attenzione alle conversazioni dei presenti per realizzare che il lavoro è spesso un tasto dolente per gli Italiani.

Ma è davvero tutta colpa della crisi?

È innegabile che la crisi economica sia la principale responsabile dell’abbassamento del livello degli stipendi e della difficoltà sempre crescente nella ricerca di posti di lavoro.

Prendiamo però in considerazione le persone che, nonostante la crisi, hanno fatto carriera e portano a casa un’ottima retribuzione. Gli appartenenti a questa categoria di  pochi “fortunati” si dicono tutti soddisfatti e felici del proprio lavoro?

Ti verranno sicuramente in mente esempi di persone che, pur non avendo motivi economici per lamentarsi della loro situazione lavorativa, manifestano malessere. È quindi evidente che la felicità sul lavoro dipende anche e soprattutto da altre motivazioni.

Soldi e carriera non bastano più

Le persone si sentono demotivate se con il proprio lavoro, oltre a soddisfare esigenze economiche, non riescono a soddisfare anche il loro bisogno di autorealizzazione.

È piuttosto facile verificare anche a livello empirico la realtà fotografata dalle statistiche. Capita infatti quotidianamente di imbattersi in persone insoddisfatte nonostante il lavoro procuri loro ottimi guadagni.

La soddisfazione dell’esigenza di riconoscimento economico e sociale quindi è solo il punto di partenza per il benessere in ambito lavorativo.

L’autorealizzazione

“La tendenza all’autorealizzazione è una spinta alla libertà. La persona cerca di determinare quali sono i propri bisogni, obiettivi, passioni e cerca di coltivarli ed esprimerli dentro contesti concreti”.

Luca Stanchieri

La crisi del principio dell’autorità e del rispetto fondato sulla paura nonché i cambiamenti del contesto politico e sociale degli ultimi decenni hanno aperto la strada ad un’epoca nuova, caratterizzata dalla possibilità per l’individuo di realizzarsi in ogni ambito della propria vita.

Oggi dunque il lavoro è uno strumento per autorealizzarsi.

Affinché un individuo si senta motivato, il suo lavoro deve incarnare il significato, senso e scopo della sua vita ed essere un mezzo per dare un contributo di valore alla società.

Come sentirsi realizzati sul lavoro

L’autorealizzazione passa per la soddisfazione dei bisogni di:

  • autonomia, cioè l’esigenza di avere un margine di libertà nello scegliere come svolgere le proprie mansioni;
  • competenza, ovvero sentirsi efficaci e migliorare continuamente accrescendo il proprio bagaglio di conoscenze;
  • relazione, cioè sviluppare insieme ai colleghi il senso di appartenenza a un team che condivide gli stessi valori.

Se ti senti demotivato e frustrato, comincia a chiederti se con il tuo lavoro riesci effettivamente a soddisfare queste esigenze.

Come migliorare la tua situazione lavorativa

Non importa se hai un capo autoritario o illuminato, se ti trovi bene con i colleghi o se fai il lavoro dei tuoi sogni.

In ogni momento puoi migliorare la tua situazione lavorativa presente individuando le tue potenzialità e trovando il modo di esprimerle nel tuo lavoro.

Le potenzialità hanno la caratteristica di renderti soddisfatto e appagato nel momento in cui vengono espresse. Se allenate, possono diventare dei veri e propri talenti messi al servizio dell’azienda.

Ad esempio, un collaboratore in un’azienda che ha una spiccata creatività, potrebbe esprimerla escogitando e sviluppando metodi più efficaci per portare a termine gli obiettivi aziendali.

Un Avvocato che ha la potenzialità dell’amore per il sapere, potrebbe metterla al servizio del proprio studio. Approfondendo alcuni aspetti della professione potrebbe specializzarsi in uno specifico ramo dell’attività.

Il Coach può essere un valido aiuto per individuare le tue potenzialità e trovare il modo di esprimerle nel tuo ambiente lavorativo. Questo allenamento avrà l’effetto immediato di aumentare il tuo livello di benessere sul lavoro.

Dalla crisi all’opportunità

“Figlioli, dovete combattere per trovare la vostra voce. Più tardi cominciate a farlo, più grosso è il rischio di non trovarla affatto.  Non affogatevi nella pigrizia mentale. Guardatevi intorno!
Osate cambiare. Cercate nuove strade”.

“Professor John Keating” dal film “L’attimo fuggente”

Consideriamo ora l’altra faccia della medaglia della crisi. Oggi seguire strade che non sono in linea con la propria vocazione e passioni, oltre a non favorire l’autorealizzazione, rischia di non garantire neppure una solidità economica.

In passato molte persone sceglievano di esercitare professioni che, pur non corrispondendo al lavoro dei loro sogni, procuravano una serie di riconoscimenti.

Fino a pochi anni fa, poi, il proverbiale “posto fisso” metteva al riparo dalla precarietà. I licenziamenti illegittimi infatti erano effettivamente penalizzati dalla legge.

Nell’ultimo decennio, invece, abbiamo assistito alla:

  •  crisi delle professioni tradizionali. Fare mestieri come il commercialista, l’avvocato o il giornalista spesso comporta il rischio di precarietà e di guadagni bassi;
  •  riduzione generale del livello degli stipendi;
  • crollo del “mito del posto fisso” per il cambiamento della legislazione sul licenziamento. Oggi per i datori di lavoro è molto più facile licenziare lavoratori assunti a tempo indeterminato.

Tutti questi fenomeni – che sono il prodotto della crisi – possono essere un’opportunità per cercare situazioni lavorative che ti consentano di esprimere le tue potenzialità. Senza più fermarti alla “prima spiaggia”.

Intraprendere strade alternative

Potresti considerare di investire su un’idea innovativa di business seguendo un’intuizione. Oppure potresti intraprendere il percorso verso la professione che più si allinea alla tua vocazione.

Negli ultimi decenni, alcune persone hanno investito su idee di business che, partite come semplici start up, sono diventate aziende multimilionarie. Alcune di esse offrono servizi che hanno cambiato il nostro stile di vita (basta pensare a Facebook, Groupon e molte altre).

Esistono anche esempi di persone che hanno seguito la propria vocazione trasformando un hobby in un lavoro e ottenendo incassi da record. Pensiamo a J. K. Rowling, la scrittrice di Harry Potter. Da mamma disoccupata che si dilettava a scrivere favole per sua figlia, si è trasformata in una scrittrice di fama mondiale.

Con un percorso di Coaching puoi prendere coscienza del valore unico del tuo lavoro. Da questo punto di partenza potrai realizzarti nel tuo lavoro attuale oppure cercare altre situazioni lavorative che ti consentano di esprimere le tue potenzialità e la tua vocazione.

Sibilla Ceccarelli – Coach

sibilla@coach2coach.it

 

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